venerdì, marzo 31, 2006

In difesa di Giorgio Pellegrini.

La vicenda politica dell’assessore alla Cultura del Comune di Cagliari, Giorgio Pellegrini, è veramente singolare: prima era accusato da taluni (che pur non avendo i titoli, pretendevano di fare il “pedigree” agli altri) di essere di sinistra; ora addirittura viene accusato di essere anti-semita da un quotidiano locale. Fortunatamente è la stessa associazione Italia-Israele a smentire tale affermazione, rimediando al danno causato da un’insinuazione bassa, vile e, soprattutto, pre-elettorale. Perchè il nostro amico Giorgio dà così fastidio?

mercoledì, marzo 29, 2006

Tolte le impalcature dinanza alla Chiesa di S. Giuseppe

Alla vigilia della scorsa manifestazione "Monumenti Aperti" chiedemmo che fossero levate le impalcature dinanzi alla Chiesa di S. Giuseppe. Questa mattina finalmente gli operai hanno tolto i tubi e reso nuovamente visibile la facciata della Chiesa.

GIANFRANCO FINI A CAGLIARI

SABATO 1 APRILE 2006
ORE 20.00
PIAZZA DEL CARMINE
COMIZIO DEL VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO

FINI

sabato, marzo 25, 2006

Valorizzare ma con giudizio (di Emilio Belli)

Ricevo e volentieri pubblico il seguente scritto del dott. Emilio Belli, che ringrazio per il suo contributo ed i suoi continui suggerimenti.

Il progetto della Giunta Floris riguardante l’installazione di scale mobili e “tapis roulants”nell’area di Cammino Nuovo, per favorire l’accesso dei turisti in Castello, ha suscitato aspre polemiche, in larga misura strumentali poichè a suo tempo si erano espresse favorevolmente tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio. Tuttavia le riserve avanzate al riguardo da studiosi ed esperti di urbanistica non erano del tutto infondate, è pertanto auspicabile che in futuro l’Amministrazione Municipale si orienti verso scelte meno invasive.
Per valutare meglio quale impatto possano avere certe soluzioni avveniristiche in un contesto particolare come quello di Castello si deve tener presente che nel quartiere convivono strutture di varia epoca e tipologia il cui insieme costituisce la più efficace testimonianza dell’evoluzione urbana di Cagliari dal XIII secolo alla metà dell’Ottocento.
Castello e le sue fortificazioni - Torri, bastioni e cortine fanno parte integrante della memoria storica di Cagliari, che pur insistendo sul sito dell’antica Karales di fatto trae origine da Castel di Castro, la città-fortezza fondata intorno al 1217 dalla potente famiglia pisana dei Visconti sulla sommità del colle che ospita il quartiere di Castello.
A differenza dell’insediamento romano, esteso prevalentemente in lunghezza tra S.Avendrace e Bonaria, venne privilegiato un luogo che per le sue caratteristiche meglio si prestava alla difesa, consentendo anche il controllo del sottostante porto di Bagnaria, sola espressione di vitalità nell’ambito di un tessuto urbano devastato dagli attacchi arabi dei secoli precedenti ed a quel tempo pressochè disabitato.
Nel primo decennio del Trecento la sistemazione difensiva era costituita da una cinta muraria a profilo verticale rafforzata da torri, che sui lati rivolti a settentrione e a meridione raggiungeva un’altezza superiore ai 10 metri, e si svolgeva lungo il ciglione dell’altura delimitando un’area di circa 20 ettari. Le strutture di fiancheggiamento erano almeno una ventina ma ne sono sopravvissute soltanto sei, fra cui quelle di maggiori dimensioni poste a guardia delle porte di accesso alla città: la Torre del Leone - oggi incorporata nel Palazzo Boyl - la Torre dell’Aquila, in corrispondenza della Porta di S.Pancrazio e la Torre dell’Elefante. Oltre a queste si conservano in parte anche tre opere minori: il Torrione della Passerina e la Torre Franca, ambedue di tipo cilindrico poste sul fronte settentrionale, e la Torre di S.Lucia, a pianta rettangolare, pertinente a quello orientale. Anche il sobborgo di Stampace, sorto alle pendici occidentali della collina dopo la distruzione della capitale giudicale Santa Igia, era difeso da una muraglia turrita, come testimonia la Torre-porta dello Sperone situata a ridosso della chiesa di S.Michele. Ed altrettanto può dirsi per quello di Villanova, mentre risulta incerta la situazione del quartiere della Marina che in epoca aragonese era sicuramente fortificato.

La struttura urbana - L’attuale configurazione di Castello rispecchia sostanzialmente l’articolazione della città medievale il cui impianto era caratterizzato da un preminente sviluppo longitudinale imposto dalla forma allungata del colle ed evidenziato dall’andamento sinuoso di tre direttrici ancor oggi identificabili. La via Lamarmora, che rappresenta l’asse portante del quartiere, corrisponde infatti alla Ruga Mercatorum, la più importante arteria di epoca pisana lungo la quale sorgevano le abitazioni dei mercanti, i fondaci, cioè i magazzini per le merci, e le apotheche, una sorta di farmacie destinate alla vendita di prodotti medicinali e di spezie. Questa via che costituiva il principale collegamento tra la Porta a mare o del Leone e la Porta di S.Pancrazio transitava per la Piazza del Comune, che oltre ad essere il cuore della citta era anche il luogo in cui si teneva il mercato dei cereali. Intorno ad essa erano situati gli edifici più importanti di Castel di Castro: la Chiesa primaziale intitolata a Santa Maria - dove secondo l’usanza medievale si riuniva il Consiglio Maggiore - l’Episcopio, la Curia del Comune, il Palazzo dei Castellani e la Loggia dei Mercanti destinata alla trattazione degli affari. La via Canelles ripropone invece la Ruga Marinariorum in cui risiedevano gli imprenditori marittimi, mentre la terza, denominata Ruga Comunalis, corrisponde alla odierna via Genovesi. Le fonti ricordano anche la Ruga Liofantis, identificabile grossomodo con Via Corte d’Appello, che partendo dalla torre omonima conduceva al quartiere degli Ebrei.

Il governo della città - La vita cittadina era regolata da uno specifico statuto - il Breve di Castel di Castro - che si rifaceva alle forme istituzionali tipiche dei comuni italiani. Trattandosi di una comunità solo in parte autonoma, il governo era affidato a dei funzionari designati da Pisa, che a seconda delle situazioni politiche ebbero il titolo di Capitani del Popolo, Rettori o Castellani, i quali duravano in carica un anno ed erano coadiuvati da un giudice e da tre notai. Alla gestione finanziaria era preposto un Camerlengo.
Per tutelare i propri interessi la popolazione di Castel di Castro si avvaleva del Consiglio Maggiore e del Consiglio degli Anziani, espressione quest’ultimo delle quattro corporazioni composte dagli abitanti delle strade principali. Si trattava quindi di una comunità molto coesa e ben organizzata composta da artigiani, mercanti, banchieri e marinai che in caso di guerra prendevano parte attiva alla difesa della città.
Data la sua vocazione mercantile, il punto di forza di Castel di Castro era il porto di Bagnaria - denominato anche Lapola - retto da Consoli, eletti annualmente dai mercanti, e dai quali dipendevano gli addetti alle varie attività che si svolgevano nello scalo. Queste venivano disciplinate da uno specifico Breve che permette di conoscere la natura delle merci in transito nel Portus Kallaretani, che risultava piuttosto diversificata in quanto erano abbastanza intensi i traffici marittimi con la Sicilia, Napoli, Gaeta, Marsiglia, Barcellona ed il Nordafrica.
I nomi dei castellani - Gli stemmi e le iscrizioni che compaiono sulle fortificazioni medioevali offrono la possibilità di conoscere i nomi di svariati notabili che governarono la città in epoca pisana. Ad esempio la targa posta sulla facciata esterna della Torre dello Sperone riporta il nome e lo stemma di Grazia Alberti, che nel 1293 rivestiva la carica di Capitano del Comune e del Popolo di Castel di Castro. Per quanto riguarda le grandi torri trecentesche la situazione risulta più complessa, data la molteplicità degli stemmi esistenti, che tuttavia sono ordinati in gruppi di quattro secondo uno schema ben preciso: infatti l’arma di Pisa (in origine colorata di rosso) si trova sempre in posizione dominante sovrapposta a quella di Castel di Castro (cortina merlata con tre torri) che compare al livello
inferiore affiancata dagli stemmi dei castellani in carica. La situazione si ripete fedelmente per gli anni successivi con la sola variazione degli emblemi di famiglia.
Quattro sono i personaggi attestati nella Torre di San Pancrazio:Betto Alliata e Ranieri di Bagno, per il 1305, Jacopo Panevini e Ciolo Martelli per l’anno successivo.
Vent’anni più tardi, in seguito all’affermazione del dominio aragonese, la torre diventò la sede ufficiale del Vicario di Castell de Caller. Ciò comportò anche l’obliterazione dei vecchi simboli: lo stemma degli Alliata fu scalpellato e quello di Pisa sostituito con i Pali d’Aragona.
Sulla Torre dell’Elefante, gli stemmi dei castellani sono ben otto, per cui vi è da a ritenere che i lavori di costruzione siano durati quattro anni. La lapide antistante l’ingresso ne identifica due, Giovanni Cinquini e Giovanni de Vecchi, in carica nel 1307, anno in cui la torre fu impiantata. Quanto agli altri sono note soltanto le famiglie di appartenenza: Raù-Gambacorta, Grassulini-Benigni e Cinquini-di Bagno.
Il castellano meglio conosciuto è senz’altro Betto Alliata, un facoltoso mercante titolare di concessioni minerarie nell’Iglesiente e di certo non privo di cognizioni giuridiche dal momento che viene annoverato tra i revisori del Breve di Villa di Chiesa. E’ noto peraltro che grazie alla stima di cui godeva a Pisa, fece parte della delegazione inviata nel giugno 1309 a Barcellona per trovare un accordo con Giacomo II d’Aragona al fine di allontanare la minaccia d’invasione che incombeva sui possedimenti sardi.

I bastioni spagnoli e piemontesi - Nella nella seconda metà del Cinquecento, per far fronte alla minaccia turca sulla Sardegna, il dispositivo di difesa cagliaritano conobbe un radicale rifacimento che interessò sia il quartiere marinaro sia la parte di Castello. Il primo progetto organico della nuova piazzaforte fu predisposto da Rocco Capellino, prestigioso ingegnere militare di origine cremonese al servizio dell’imperatore Carlo V, che operò in Sardegna per vent’anni a partire dal 1552. A lui si devono quasi tutti i nuovi baluardi della città, compreso il Bastione di S.Croce e l’Opera a Tenaglia di S.Pancrazio, ampliati successivamente da altri due architetti di gran fama: Jacopo e Giorgio Palearo. Sempre ad epoca spagnola risale anche il Bastione del Vicerè costruito nel 1638 al tempo di Filippo IV durante il mandato di Don Diego Aragall. Le fortificazioni di Cagliari raggiunsero il massimo sviluppo nella prima metà del Settecento durante il regno di Vittorio Amedeo II, periodo in cui si colmarono le lacune del precedente assetto. Nel potenziamento delle difese ebbe un ruolo determinante l’ingegnere militare Antonio Felice De Vincenti, al quale si deve la progettazione dell’Opera a Corno di Buon Cammino, del fronte bastionato orientale e della linea di opere avanzate che muovendo dal grande Rivellino di Gesus si estendeva fino alla Porta di Apremont, meglio nota come Porta de s’Avanzada.

Incontro al Circolo di An "Iniziative".

Questa sera presso la sede del circolo "Iniziative" di Alleanza nazionale si è tenuto un incontro riguardante il problema degli omosessuali visto da destra. Questa è una sintesi del mio intervento.


Introduzione


Il titolo dell’incontro di oggi inquadra bene i termini della questione: perché è solo la sinistra a parlare di coppie omosessuali? In un periodo in cui la “zapaterite” causa più vittime dell’influenza aviaria, non possiamo rischiare di dare risposte poco argomentate all’offensiva della lobby politica che oggi, in base ad un malinteso concetto di tolleranza ed uguaglianza, vorrebbe far passare riforme dirette ad equiparare alla famiglia le unioni tra omosessuali.



Perché la politica deve parlare degli omosessuali?

Anzitutto c’è da chiedersi perché la politica debba in qualche modo parlare degli omosessuali. Quando nel mondo del lavoro, della politica e delle relazioni amichevoli conosciamo delle persone, non credo che il giudizio su di esse si basi sulle abitudini sessuali di costoro. Queste rientrano non solo nella sfera privata, ma addirittura nella sfera più riservata di essa, quella dell’intimo. Perché allora la politica dovrebbe mettere il naso tra le lenzuola degli Italiani? Perché noi dovremmo occuparci di una categoria come quella degli omosessuali, dedicandovi particolare attenzione rispetto alla categoria degli eterossessuali? Mi sembra una forzatura, che, in nome della tolleranza, rischia di giungere al risultato di una discriminazione in senso opposto: quella nei confronti di chi ama persone di sesso opposto. La nostra legislazione non impedisce di certo agli omosessuali di lavorare e di vivere tranquillamente nella società. Mi spiegate, allora, in che cosa consisterebbe la discriminazione? Anzi, oggi pare quasi che il peccato mortale sia quello di chi si fa una famiglia e dei figli.


I principi della Chiesa cattolica.

Val la pena di sottolineare i principi della Chiesa cattolica, non tanto per fare come quei politici che citano il Papa quando fa comodo e lo ricacciano in Vaticano quando risulta scomodo, quanto per comprendere anche il fondamento morale di determinati concetti. Il matrimonio, per la Chiesa, non è qualsiasi unione tra persone umane, ma è stato fondato dal Creatore con una sua natura, proprietà essenziali e finalità, non cancellabili da nessuna ideologia. L’uomo, come vediamo nella Genesi, è stato creato “maschio e femmina”. L’uomo e la donna sono uguali in quanto persone e complementari in quanto maschio e femmina. L’uomo, dice sempre la Genesi, “abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie ed i due saranno una sola carne”. “Siate fecondi e moltiplicatevi” recita un passo fondamentale della Bibbia. Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia: mentre il matrimonio viene considerato santo, le unioni tra persone dello stesso sesso assolutamente no, in quanto precludono all’atto sessuale il dono della vita; infatti non sono il frutto di una vera e propria complementarietà affettiva e sessuale. La Chiesa indica tali atti come “gravi depravazioni”, pur dicendo che coloro i quali soffrono quest’anomalia non siano responsabili e devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. “A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”





Il pretesto di evitare una discriminazione.

Ma con il pretesto di evitare una discriminazione, non si può cercare di favorire perfino l’equivalenza delle unioni omosessuali al matrimonio, senza escludere il riconoscimento della capacità giuridica di procedere all’adozione dei figli. Vi è pertanto un uso strumentale ed ideologico del concetto di tolleranza: tollerare è cosa ben diversa dall’approvare e legalizzare. Dove sarebbe la discriminazione, se la stessa Chiesa cattolica parla di “rispetto, compassione, delicatezza” nei confronti degli omosessuali? Le presunte discriminazioni nei confronti delle persone dello stesso sesso sono superabili attraverso gli schemi dell’autonomia privata. Ed alla sfera privata devono rimanere confinate: infatti mentre le coppie matrimoniali svolgono il ruolo di garantire l’ordine delle generazioni e sono quindi di eminente interesse pubblico – e per questo meritano il riconoscimento istituzionale conferito ad esse dal diritto civile-, le unioni omosessuali non rivestono detto ruolo per il bene comune e, pertanto, non sono meritevoli di un pari riconoscimento istituzionale.

Argomentazioni di diritto naturale e di carattere razionale.

Ciò dimostra che anche chi non è in qualche modo legato alla morale cattolica, può giungere alle medesime conclusioni, partendo da considerazioni di carattere razionale e di diritto naturale. La legge civile, infatti, non può entrare in contraddizione con la ragione, senza perdere l’efficacia di obbligare la coscienza dei consociati. Le legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali sono contrarie alla ragione perché conferiscono garanzie giuridiche, analoghe a quelle dell’istituzione matrimoniale, all’unione tra due persone dello stesso sesso. Qualcuno obietta che non può essere contraria al bene comune una legge che non impone alcun comportamento particolare, ma si limita a rendere legale una realtà di fatto che apparentemente non sembra comportare ingiustizia verso nessuno. A quest’osservazione può darsi risposta riflettendo sulla differenza esistente tra il comportamento omosessuale come fenomeno privato e lo stesso comportamento come relazione sociale legalmente prevista e approvata, fino a diventare un’istituzione dell’ordinamento giuridico. E’evidentemente la diversa portata dei due fenomeni e la maggiore gravità del secondo: esso, infatti, condurrebbe a delle modificazioni dell’intera organizzazione sociale, contrarie al bene comune. Le leggi svolgono anche un ruolo di orientamento, di promozione di una determinata mentalità e tendono a modificare nelle nuove generazioni la comprensione e la valutazione dei comportamenti. L’istituzionalizzazione delle unioni tra gay offuscherebbe la percezione di alcuni valori morali e svaluterebbe l’istituzione matrimoniale.

Argomentazioni di carattere biologico ed antropologico.

Altro motivo per cui non si deve dare riconoscimento alle unioni omosessuali è il fatto che in esse difetta totalmente il substrato di carattere biologico ed antropologico sul quale poggiano le unioni tra eterosessuali. Esse non sono in condizione di assicurare adeguatamente la procreazione e la sopravvivenza della specie umana. Sono totalmente prive della dimensione coniugale, che rappresenta la forma umana ed ordinata delle relazioni sessuali. Il mutuo aiuto che pur può anche realizzarsi tra persone dello stesso sesso non è in nessun caso diretto alla trasmissione della vita. L’assenza della bipolarità padre-madre rischierebbe di creare ostacoli al normale sviluppo dei bambini eventualmente inseriti all’interno di questi contesti. Ad essi manca l’esperienza della paternità e della maternità. Inserire un bambino in simili contesti significherebbe far loro violenza, approfittando del loro stato di debolezza per introdurli in ambienti che non favoriscono il pieno sviluppo della persona umana. In considerazione di tale ultimo aspetto il riconoscimento della facoltà di adottare minori alle coppie “gay” sarebbe in palese contrasto sia con la Convenzione Internazionale dell’ONU sui diritti dei bambini, sia con la Carta Costituzionale.


Motivazioni di ordine giuridico.

Le unioni matrimoniali svolgono il ruolo di garantire l’ordine delle generazioni e sono quindi di eminente interesse pubblico, mentre le unioni omosessuali non esigono una specifica attenzione da parte dell’ordinamento giuridico, perché non rivestono il suddetto ruolo per il bene comune. E’ priva di fondamento l’affermazione secondo la qual il riconoscimento legale delle unioni omosessuali sarebbe necessario per evitare che i conviventi omosessuali perdano l’effettivo riconoscimento di diritti comuni che essi hanno in quanto persone ed in quanto cittadini. Infatti essi possono benissimo ricorrere all’autonomia privata per tutelare situazioni giuridiche di reciproco interesse. Costituirebbe invece una grave ingiustizia sacrificare il bene comune e il rettodirito di famiglia allo scopo di ottenere dei beni che possono e devono essere garantiti per vie non nocive alla generalità del corpo sociale.

Perché il tema è monopolio della sinistra?

Queste considerazioni ci permettono di comprendere i motivi per cui questo tema costituisce una delle bandiere della sinistra. Ebbene, da sempre la sinistra ha combattuto tutto ciò che ci identifica e costituisce la nostra tradizione, per sostituire concetti come la patria, la famiglia e la vita con quelli dell’ideologia. E lo fa in questo caso nella maniera più becera, cercando di contrabbandare una giusta distinzione come una ingiusta discriminazione. La nostra società non preclude proprio niente agli omosessuali: essi non incontrano, per intenderci, gli stessi ostacoli che un tempo impedivano alle donne la pienezza dei loro diritti.

mercoledì, marzo 22, 2006

Bomba nella sede di An di Nuoro

Manifesto la mia piena solidarietà ai militanti della comunità di An di Nuoro per il vile atto intimidatorio.

E adesso?

''Non ho ricevuto alcun incarico in relazione al progetto 'Qui, Quo, Qua'. E' una mia millanteria''. E' questo quello che Pierpaolo Pasqua, l'investigatore privato agli arrestati nell'ambito dell'indagine avviata a Roma e a Milano, ha fatto mettere a verbale davanti agli inquirenti che lo interrogavano. Pasqua ha poi precisato di avere millantato ''che tale progetto fosse oggetto di un incarico da parte di STORACE'', riferendosi alla vicenda che ha visto 'protagonisti danneggiati' Piero Marrazzo, Alessandra Mussolini e una terza persona non ancora identificata.

Lavori alla Passeggiata Coperta del Bastione S. Remy


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Proseguono, finalmente a pieno ritmo, i lavori presso la Passeggiata Coperta del Bastione S. Remy. Probabilmente il cantiere terminerà i suoi lavori quest'estate.

Cosa intendono per "democrazia"?

Cosa sarebbe accaduto se a devastare Milano fossero stati dei giovani di destra? E se avessero tentato con la forza di impedire un comizio di Prodi? Quali sarebbero state le reazioni se un sindaco di destra avesse negato una piazza a Rifondazione Comunista per i suoi comizi? Si sarebbe gridato “al regime”, ci sarebbero state manifestazioni, film di registi “impegnati” ( ma soprattutto schierati e strapagati) etc. etc. Invece si dà il caso che, come al solito, a mettere in stato d’assedio il capoluogo lombardo siano stati gli autonomi e che il comizio contro il quale si sono scatenate le violenze e le sopraffazioni sia stato quello di Berlusconi. La piazza negata? Il sindaco non è un “truce” ex missino, ma uno con la patente democratica: Sergio Cofferati, il quale ha ben pensato di negare la libertà di manifestare le proprie idee ai militanti della Fiamma Tricolore. E’un concetto assai singolare di democrazia quello di chi vuole impedire agli altri di manifestare ed usa metodi che proprio loro definirebbero “da squadristi” contro l’avversario politico. Strano modo di essere pacifisti quello di teorizzare e praticare la guerriglia urbana come strumento di affermazione politica.

martedì, marzo 21, 2006

Via S. Efisio ancora chiusa.

Via S. Efisio resta chiusa, almeno per ora. Abbiamo segnalato la questione direttamente al sindaco Floris, che ha chiesto all'assessore Lorrai di porre in essere gli interventi del caso. Riapertura prima della festa?

giovedì, marzo 16, 2006

Piazza Yenne ritrovata

Pavimentazione nuova, tornano le panchine, arrivano anche i tavolini: piazza Yenne finalmente è stata restituita ai Cagliaritani

Rifacimento dei marciapiedi viale Regina Margherita.

Procedono a pieno ritmo i lavori per il rifacimento del lato destro (direzione verso il viale Diaz) nel viale Regina Margherita.

Prodi e Fassino non vanno in piazza a Milano

Per chi avesse ancora dubbi, ora è ancora più chiaro da che parte stanno i due leader del centro-sinistra, che hanno evitato di partecipare alla fiaccolata dei comercianti milanesi, furibondi per l'offensiva degli autonomi in corso Buenos Aires: stanno con i centri sociali, con quelli che sfasciano tutto e restano impuniti.

domenica, marzo 12, 2006

Fassino cerca di distogliere l’attenzione da sé, puntando il dito contro il centro-destra per la vicenda definita “spy-story”.Con tanta enfasi ha detto: “C’è del marcio a destra!” Mentre il ministro Storace ha rimesso, dando una lezione di stile a tutti, il proprio mandato, il leader DS, coinvolto nella vicenda delle intercettazioni telefoniche della UNIPOL, ha subito gridato al complotto e si è ben guardato dal dimettersi dai suoi incarichi. Ma non avevano piena fiducia nella magistratura?

Il regime dell'informazione.

Berlusconi oggi ha abbandonato la trasmissione condotta da Lucia Annunziata. Il premier può piacere o non piacere, ma è intollerabile che, mentre i politici del centro-sinistra vengono accolti con grandi ossequi, domande accomodanti e sorrisi di complicità dai giornalisti della Rai, gli esponenti del centro-destra fin dal loro ingresso in trasmissione siano accolti con ostilità, costantemente interrotti – in particolare quando stanno facendo una ragionamento che smonta le tesi dei colleghi di sinistra- con smorfie di disapprovazione, battute, repliche in difesa della sinistra e filmati ben confezionati. Il giornalista deve essere corretto e risultare scomodo ad entrambe le parti, non deve essere a totale servizio di una fazione. Ricordo ancora le “Samarcande” di Santoro, dove ogni presenza di Fini era caratterizzata dal solito servizio sui nazi-skin, su episodi veri o inventati (come quello della tizia che, come si scoprì ben presto, si sfregiò apposta, accusando gli estremisti): oggi “l’epurato” ha dei degni eredi nella signora Annunziata, nel conduttore di Ballarò (che riesce ad essere ancora più fazioso). In Italia c’è un regime che controlla l’informazione? Non certo a favore del centro destra.

Gli autonomi devastano Milano e la sinistra finge di non conoscerli

Vergona a Milano. Il capoluogo lombardo è stato messo a ferro e fuoco dai giovani dei centri sociali, che hanno seminato distruzione e paura in città. La sinistra, che appoggia i centri sociali, li finanzia, li protegge ed addirittura ne candida alcuni esponenti al Parlamento, finge di non conoscerli. Quanta cautela pre-elettorale anche nelle dichiarazioni di Fausto Bertinotti... Forse, la reazione dei Milanesi, che si sono opposti ai "no-global", ha suggerito qualcosa a chi fino a poco tempo fa coccolava i leoncavallini ed i loro simili. E' un copione che si ripete già diverse volte in questa campagna elettorale: ora, ci pensano bene prima di chiamare "mercenario" Fabrizio Quattrocchi, prima di linciare sulla stampa i Carabinieri calunniati di aver maltratto uno straniero (difesi per fortuna dalla cittadinanza, che non si è fatta incantare) , di solidarizzare con chi canta "10,100, 1000 Nassyria"... Un'ipocrisia pre-elettorale evidente da parte di chi è legato strettamente a quegli ambienti ed ora finge di non conoscerli. Stamane i manifestanti di ieri hanno tenuto una conferenza stampa (c'è ancora qualcuno che si siede ad ascoltarli!) in cui sostenevano che le responsabilità di quanto accaduto sarebbero della Polizia. Anzichè ringraziare gli agenti che hanno salvato diveri autonomi dal linciaggio dei Milanesi esasperati, questi continuano a straparlare a distruggere le città e restare impuniti. Vergogna!

giovedì, marzo 09, 2006

Il seggio spostato(finale)

L'assessore Lorrai ha annunciato che provvederà a rendere agibili le aule della scuola Riva in tempo per consentire le operazioni di voto del 9-10 aprile 2006. Il seggio torna al suo posto.

CAGLIARI CITTA' SICURA? DIBATTITO OGGI IN VIA TEL AVIV

GIOVEDI' 9 MARZO 2006- ALLE ORE 19,30
NELLA SEDE DEL CIRCOLO INIZIATIVE DI ALLEANZA NAZIONALE
IN VIA TEL AVIV 55 A CAGLIARI
INCONTRO – DIBATTITO

CAGLIARI CITTA’ SICURA?
Alleanza Nazionale dalla parte dei cittadini:
LE PROPOSTE DI A.N. PER LA
LOTTA ALLA CRIMINALITA’

Relatori:
Alessandro SERRA
Presidente della Circoscrizione 1 di Cagliari
Giuseppe PALA
Presidente della Circoscrizione 5 di Cagliari
Mariano DELOGU
Senatore - Coordinatore Regionale di ALLEANZA NAZIONALE

Moderatore:
Paolo Midili
Consigliere di Circoscrizione – Dirigente Circolo Iniziative

lunedì, marzo 06, 2006

Villanova, interventi in occasione delle processioni

Questa mattina abbiamo sentito l'assessore Lorrai, onde trasmettergli la segnalazione di numerosi cittadini del rione Villanova, circa la necessità di un intervento di manutenzione della pavimentazione stradale prima dei riti della Settimana Santa. La risposta dell'assessore è stata in senso positivo.

giovedì, marzo 02, 2006

STAMPACE


STAMPACE
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Scorcio del rione Stampace, fotografato dalla via Cammino Nuovo